domenica 24 aprile 2011

Gli eroi della Resistenza nel mondo cattolico romano

di Mario Avagliano

“Contribuenti non pagate le tasse. Studenti disertate le scuole. Impiegati attenti alle retate. Ragazze disdegnate di guardare in faccia i tedeschi. Metropolitani date ai tedeschi indicazioni sbagliate. Italiani non giurate”. Così recitava in prima pagina l’edizione clandestina del 20 febbraio 1944 de “Il Popolo”, l’organo di partito della Dc, invitando i romani a boicottare l’occupante germanico e la Repubblica Sociale di Mussolini. La resistenza a Roma non fu solo via Rasella e non vide come protagonisti esclusivi i Gap comunisti.
È ancora poco conosciuta la storia del colonnello Giuseppe Cordero Lanza di Montezemolo e del suo Fronte Militare Clandestino. Comincia invece ad emergere l’apporto della componente cattolica e della popolazione civile al movimento partigiano, grazie a saggi documentati come quello di Riccardo Vommaro, La Resistenza dei cattolici a Roma. 1943-1944 (Odradek, pagine 256, euro 20).
 “Il ruolo dei cattolici a Roma in quei mesi è stato molto importante e nello stesso tempo poco analizzato dalla storiografia”, afferma Massimo Rendina, ex partigiano cattolico e presidente dell’Anpi Roma-Lazio. Accanto alla resistenza armata dei Gap e di altre formazioni come Bandiera Rossa e quelle azioniste, “ci fu la resistenza civile di sacerdoti, suore, monaci, medici cattolici e gente comune che nascosero, sfamarono, protessero partigiani, renitenti alla leva, ex prigionieri alleati, ebrei, agirono per isolare moralmente il nemico, organizzarono scioperi per la pace, si diedero da fare per rallentare la produzione od ostacolare lo sfruttamento delle risorse nazionali da parte dell’occupante”.
Le organizzazioni cattoliche (non solo la Dc,  ma anche i Cristiano Sociali di Gerardo Bruni e la Sinistra Cristiana di Adriano Ossicini, che contava su mille partigiani) assunsero una posizione di rilievo all’interno e all’esterno del CNL  e gli istituti e le case di religiosi, come aveva già messo in rilievo Enzo Forcella nel suo bel La Resistenza in convento, si prodigarono nell’accoglienza e nell’assistenza ai ricercati ed ai perseguitati, compresi i dirigenti dei partiti antifascisti. “A San Giovanni Laterano – sottolinea Rendina - si nascondeva l’intero comando politico e militare del CLN: Nenni, De Gasperi, Ruini, Bonomi, Casati”.
Dalle pagine del libro di Vommaro, accanto alle figure conosciute dei preti partigiani, don Giuseppe Morosini e don Pietro Pappagallo, che ispirarono il don Pietro del film di Rossellini Roma Città Aperta, e di don Paolo Pecoraro, che il 12 marzo del ’44 improvvisò un comizio per la pace e contro i nazisti in piazza San Pietro, emergono altri personaggi eroici del mondo cattolico. Come Don Luigi Occelli e Suor Teresina di Sant’Anna che il 9 settembre 1943, durante la battaglia di Porta San Paolo, allestirono un ospedale mobile per i militari e i civili italiani che cercavano di difendere Roma dall’attacco dei tedeschi.
Scopriamo così che i medici dell’Ospedale Fatebenefratelli e dell’IDI, guidati dal cattolico comunista Adriano Ossicini, ospitarono una radio clandestina e nascosero ebrei fingendo che fossero affetti da un fantomatico morbo o sindrome “K” (dove K stava per Kesserling, il comandante delle forze tedesche in Italia). E le suore benedettine del convento di via Priscilla utilizzarono la tipografia interna per la stampa di carte annonarie e documenti d’identità falsi. Un altro sacerdote, don Gioacchino Rei, in collegamento con l’Azione Cattolica, riuscì ad evitare a molte persone di rimanere vittime del rastrellamento del Quadraro del 17 aprile 1944.
La tesi di Vommaro è che l’attività antitedesca dei cattolici coinvolse anche l’alto clero, compreso Papa Pio XII, che si servì in particolare di due personaggi chiave: Giovanni Battista Maria Montini (il futuro Paolo VI) e Angelo Roncalli (il futuro Papa Giovanni XXIII).      
Per l’anniversario della Liberazione un altro bel libro da segnalare, rivolto a tutt’altro pubblico, è Fulmine un cane coraggioso di Anna e Michele Sarfatti (Mondadori, pagine 64, euro 9) che, come recita il sottotitolo, è il tentativo, a nostro avviso riuscito, di raccontare la Resistenza ai bambini attraverso un racconto fiabesco illustrato e alcuni documenti e storie reali, tra cui spicca quella di Franco Cesana, il partigiano ebreo di 13 anni che si finse più grande della sua età per andare a combattere, e morire, con i partigiani per la libertà dell’Italia.

(Il Messaggero, 24 aprile 2011)

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