mercoledì 8 agosto 2012

L’Aquila e il condor, la verità (di parte) di Delle Chiaie sugli Anni di piombo e l’estremismo di destra

Militante fascista fin dalla giovanissima età, con una spiccata predilezione per l'azione più che per la discussione teorica, Stefano Delle Chiaie, discusso e controverso leader storico di Avanguardia Nazionale, ha segnato trent'anni di battaglia politica, nel nostro Paese e non solo.
Accusato dei peggiori crimini, piazza Fontana compresa, e ricercato dalle polizie di mezzo mondo, il suo nome è stato associato ad alcuni dei fatti più cruenti e misteriosi del passato recente dell’Italia. Nel libro autobiografico  L’Aquila e il condor (Sperling & Kupfer), Delle Chiaie - con l’aiuto di un grande esperto del terrorismo e della storia del fascismo del valore di Massimiliano Griner, oltre che di Umberto Berlenghini - ha scelto di fornire la sua versione di quel periodo, che spesso contraddice i resoconti di altri testimoni.
Il suo racconto, che parte dagli inizi nel Msi degli anni Cinquanta e arriva fino agli anni Novanta, getta nuova luce su alcuni degli episodi più discussi degli Anni di piombo: come il golpe Borghese, la strage del 12 dicembre 1969, i fatti di Reggio Calabria, il presunto piano dei servizi per sequestrare Aldo Moro, quattordici anni prima che lo facessero le BR.
E ancora, fuori dall'Italia durante gli anni di una lunga latitanza, sulla sua attività di avventuriero politico - con ruoli di primo piano - fra Sudamerica, Spagna, Angola e Portogallo, nel segno dell'utopia di una "internazionale nera". Compresi i suoi rapporti con i dittatori Franco, Pinochet e Peron.
Naturalmente si tratta di una ricostruzione “di parte” e gli omissis pesano nel racconto. Ma colpiscono nel libro diversi aspetti.
1. La presenza dei servizi segreti (deviati o meno) in tutte le vicende di quegli anni. Si badi bene: Delle Chiaie nega di essere stato un loro strumento e di aver collaborato con loro (tranne rare eccezioni), ma fa impressione quante volte, su sua stessa ammissione, sia stato contattato o abbia avuto colloqui o rapporti con uomini dei servizi ed è davvero buio lo scenario che viene fuori dalla lettura del libro sulle modalità e le finalità in base alle quali si muovevano tali personaggi nella politica e nel sottobosco della politica di quegli anni.
2. Delle Chiaie confessa di aver partecipato, almeno idealmente e a livello preparatorio, al golpe Borghese.
3. Anche avendone già cognizione, è interessante il ritratto del Movimento sociale italiano che traccia Delle Chiaie: un partito sempre sospeso e in bilico sul filo dell’illegalità,  tra tentazioni rivoluzionarie, nostalgie fasciste e azione istituzionale.
4. Pur avendo consapevolezza di quanti danni abbia fatto il clima di guerra fredda, sorprende il ruolo svolto in quegli anni e la facilità di movimento e di rapporti da parte di personaggi già fortemente compromessi con il fascismo all’epoca della Repubblica Sociale o addirittura di ex gerarchi nazisti tedeschi.
In conclusione, si tratta di un’autobiografia che, in quanto tale, non ha pretese di lavoro scientifico o storiografico, e di certo non dice tutto sui cosiddetti misteri della Repubblica né costituisce la “verità rivelata”. Ma sicuramente è un documento importante che fornisce utili informazioni ed elementi spesso inediti sul clima politico del primo trentennio repubblicano, sul carattere dei personaggi, sulle mentalità dei protagonisti. Un libro quindi che serve a comprendere meglio e dal di dentro la storia del Msi  e la realtà dell’estremismo di destra. Mettendo a fuoco un’epoca, quella del terrorismo nero e rosso e della violenza politica, che speriamo sia definitivamente alle nostre spalle.   
 
L'aquila e il condor
di Stefano Delle Chiaie, Massimiliano Griner, Umberto Berlenghini
pp. 352, € 18,50
con postfazione di Luca Telese

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