giovedì 26 marzo 2015

Pane secco e Avemarie - il nuovo libro della collana "Il Filo Spinato"


VALERIA NICOLIS PANE SECCO
E AVEMARIE
Due militari italiani nei Lager nazisti Introduzione di Mario Avagliano

IL LIBRO 

In queste pagine sono raccolte le vicende simili e diverse di due futuri amici accomunati dall’esperienza di prigionia, Enrico Bertolini e Luigi Montresor. Il Bertolini (1923-1982), nonno materno dell’autrice, aveva da poco compiuto vent’anni quando venne catturato presso Atene dopo l’armistizio dell’8 settembre e diventò un IMI, un internato militare italiano. 

La sua storia, ricostruita a partire dai pochi ricordi condivisi non senza reticenza con i familiari, per quanto frammentaria e incompleta, tratteggia alcuni aspetti dell’esperienza di un giovane soldato italiano alle prese con la prigionia. Il carteggio di Luigi Montresor (1916-1987), catturato presso la caserma di Verona, permette di immergersi in modo più approfondito nella sua vicenda di internato militare, grazie alle lettere scambiate con il padre Pompeo lungo tutto il periodo di prigionia, tra il 1943 e il 1945. 
In queste lettere, dal tono rassicurante ed ottimista, si intravedono vari elementi dell’esperienza dell’internato: dal lavoro ai bombardamenti, dalle difficoltà alle speranze, espressi in uno stile delicato e gentile, tipico della sua personalità. Divenuto, in seguito al rimpatrio, presidente della sezione ANEI del comune di Bussolengo, il Montresor conobbe il compaesano Enrico Bertolini con il quale, sulla base della comprensione che poteva esserci solo tra chi ha vissuto momenti così duri da renderne quasi impossibile la condivisione con chiunque altro, nacque una profonda amicizia che li legò per il resto della vita.

VALERIA NICOLIS, nata a Bussolengo in provincia di Verona nel 1992, studia Teologia presso lo Studio Teologico San Zeno della città capoluogo. Dai racconti della nonna è nata la sua passione per le storie di famiglia, da cui deriva questo lavoro, che le ha consentito di avvicinarsi all’esperienza di un nonno mai conosciuto.

LA CITAZIONE
La bisnonna Nina appese al muro una grossa cartina della Germania e ogni volta che ci passava davanti si fermava a toccare quel punto ripetendo “Mio figlio è qui”, come se consumando la carta potesse sorvolare i chilometri con la punta del dito per posare una carezza sul suo ragazzo. Alla fine della guerra, quella piccola porzione della cartina era così lisa che il nome della città non si leggeva più.

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